LA STORIA DELL’ACQUA: L’IMPORTANZA NEI SECOLI DI QUESTA FONDAMENTALE RISORSA

 

Un’interessante visione prospettica del futuro del governo delle acque si ottiene considerando le attuali problematiche come conseguenza della lenta evoluzione delle tecniche impiegate nei secoli per fronteggiare i problemi che continuamente sorgevano per controllare e di utilizzare nel modo migliore le acque superficiali e sotterranee.

Nel 300 d.C. il venire meno della regolazione delle acque esercitato dagli idraulici romani, produsse un vastissimo impaludamento delle aree di pianura inondate dai fiumi privi di argini e dalla risorgenza delle acque sotterranee tramite i fontanili. Le acque di falda erogate dai fontanili mantengono una temperatura superiore ai 9 o 10 ° per tutto l’anno, favorendo le colture

Questo stato di cose impediva di fatto coltivazioni e commerci e rendeva malsane vaste regioni che vennero abbandonate

Ala metà del VI secolo: la vita cittadina divenne inesistente e le principali città vennero ridotte a borghi di pochi ettari; quella rurale era concentrata nelle fare, grandi cascine dove l’economia è quasi di pura sussistenza. Rimaneva tuttavia l’eredità culturale romana nell’architettura (Maestri comacini) la produzione industriale (armi) e si sviluppavano (Arabi in Sicilia) le colture agricole

La ripresa

Con Carlo Magno il potere imperiale e quello della Chiesa diedero vita a un’importante diffusione culturale. Si iniziò una capillare azione di bonifica e di deforestazione portando l’agricoltura a svilupparsi. Si constatò che si era in molte regioni usciti dall’economia di sussistenza, e che si potevano affrontare le periodiche invasioni di Ungari e Saraceni. Nell’800 iniziò lentamente il recupero dei terreni tramite le prime comunità agricole incentrate sui monasteri.

Dall’XI secolo si verificò una vera espansione delle aree coltivate, In Lombardia la prima innovazione furono le marcite, che sfruttavano il calore delle acque dei fontanili per avere anche 7-8 raccolti annui. Nel XII e XIII secolo si introdussero nuovi metodi aratura, dighe e sbarramenti per regolare le acque dei fiumi e del mare, ai fini di bonifiche e irrigazioni e i mulini per la produzione delle farine. Si svilupparono la navigazione interna e quella mediterranea (repubbliche marinare).

Per motivi difensivi dall’XI al XV secolo si rese necessario occupare il territorio con solide postazioni. Sorsero molte città nuove in particolare in Francia, Germania e Italia (es. Alessandria) che dovevano essere dotate di difese murarie, di un sistema amministrativo centralizzato, di un sistema commerciale e artigianale. La formazione di una classe produttiva favorì costruttori e progettisti (gli ingeniarii o mechanici ) che vennero impegnati in progetti innovativi a scopo militare e produttivo , e chiamati da una città all’altra a prestare la propria opera . Un esempio: Il maestro Guitelmo, pavese, a Milano nel 1150 costruì le mura difensive e una cerchia di acque di falda che venne poi sviluppata nei Navigli.

Lo sviluppo delle scienze applicate e della cantieristica nel medioevo fu necessario per la navigazione interna, delle capacità di irrigazione, di regimazione delle acque per favorire il recupero delle aree paludose ad es. della Valle Padusa soggetta a rotte del Po, che abbandonò nel 1152 a monte di Ferrara il suo antico corso (il Po di Primaro che aveva foce a Ravenna). Di conseguenza fra il 1200 e il 1550 si verificò un vero e proprio rinascimento culturale e scientifico che vide molti scultori e pittori dare prova di essere anche valenti architetti, come Bramante e Raffaello.

Per la navigazione e il commercio lungo i canali vennero introdotte già alla fine del XII secolo le conche (o chiuse) come quella di Battiferro sul canale Navile, fra Bologna e Ferrara. Nel XV secolo l’idraulica ebbe maggiore sviluppo con la costruzione di rilevanti opere.

L’ingegnere militare si prendeva carico anche delle grandi opere, come canali navigabili e opere di bonifica idraulica, cattedrali, castelli, ponti. Esempio notevole fu Aristotele Fioravanti di Bologna, primo a realizzare le chiuse sui Navigli milanesi nel 1438, poi perfezionate da Bertola da Novate Milanese a Bereguardo e da Leonardo sulla Martesana (1487). Fioravanti divenne famoso a Bologna e all’estero per la sua capacità di progettare e realizzare lo spostamento di torri anche di 30 m, utilizzando piattaforme su rulli, che applicò anche in molte altre città italiane.

Un deciso spirito innovativo venne posto in luce da Alessio Agliardi, che nel XV secolo progettò e seguì la costruzione di opere idrauliche, fra le quali rogge, canali, deviazioni di corsi d’acqua, sia nel Veneto sia a Bergamo, dove una sistemazione era già iniziata nel XII secolo con la roggia Serio che aveva funzioni difensive. Ma anche altre città, come Padova e Venezia, Modena, Reggio e Bologna, impostarono importanti opere idrauliche.

Fra il XVI e il XVII secolo l’agricoltura aveva fatto un considerevole progresso tecnico (prima rivoluzione verde) con l’organizzazione in fattorie di ampie dimensioni e lo sviluppo delle colture di grande pregio nutrizionale (riso, patate, bietole ecc.) e la richiesta d’acqua venne aumentando. L’ingegneria si dedicò al miglioramento delle reti irrigue e alla bonifica, soprattutto in Emilia e Toscana. Rimaneva da irrigare la media pianura lombarda.

L’effetto dirompente dell’industria sull’equilibrio idraulico a fine XIX secolo si ebbe con la creazione dei bacini idroelettrici, che impoverendo gli afflussi verso i laghi e la pianura compromettendo la disponibilità per irrigazione e acquedotti cittadini. A questo si pose rimedio con la regolazione dei laghi prealpini mediante dighe che permettevano l’accumulo di acque nella stagione piovosa e il loro deflusso nella stagione di magra. Il sistema permise di evitare anche gli effetti più dannosi delle maggiori piene.

L’uso industriale ha determinato, ad esempio a Milano fino al 1975, una rapida diminuzione dei livelli di falda, e il successivo graduale decremento delle attività idroesigenti ha permesso il ritorno ai livelli precedenti al 1963, producendo talora gravi problemi.

Fra il 2008 e il 2012 la riduzione del PIL italiano è stata di 8 punti. Il recupero dei livelli di falda nel periodo risulta a Monza di circa 9 m, valore notevole che dimostra l’incidenza dei prelievi industriali sulle riserve idriche.

Le innovazioni tecniche con la regolazione delle acque hanno prodotto un costante miglioramento della quantità disponibile per un ordinato e compatibile sviluppo socioeconomico, ma l’industria provoca ora una rapida riduzione della qualità e, con pesanti interventi sul territorio, ha innescato il pericolo di riduzione delle disponibilità idriche. E’ quindi necessario adottare provvedimenti altrettanto innovativi di quelli ideati nei secoli scorsi, che la narrazione fatta porta a identificare in un deciso e unanime consenso soprattutto per il miglioramento qualitativo delle acque impiegate per l’industria.