IL DISASTRO DI BRUMADINHO RICORDA QUELLO DI STAVA: A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA CON LE MISURE DI CONTROLLO E PREVENZIONE DI EVENTI CATASTROFICI?

 

Eventi come quello della miniera di Brumadinho, in Brasile, che riproduce quello tristemente noto di Stava, suscitano particolare dolore, ma anche apprensione.

Si constata infatti che, nonostante la martellante pubblicazione di avvertimenti da parte della letteratura scientifica mondiale, che ha portato a una puntuale ed esaustiva classificazione dei pericoli e dei danni che possono derivare dalle tail-dams, i controlli svolti dalle Autorità risultano rari e spesso insufficienti, così da permettere il prolungarsi di situazioni di estremo rischio, oltre i limiti della ragionevolezza.

Abbiamo così che, dopo la costruzione di una solida base tecnico-operativa contro i rischi di disastri, che ha preso l’avvio negli Stati Uniti e si è diffusa in Europa nella seconda metà del secolo scorso, l’assenza di strategie operative efficaci a livello decisionale mette in crisi gli apparati di sicurezza così ben collaudati.

È d’obbligo chiederci se questo sia anche il caso dell’Italia, dove, grazie a Barberi e molti altri, si è consolidata dagli anni ‘80 una metodologia che permette una programmazione e uno sviluppo coordinato di attività di analisi e prevenzione molto flessibile e di grande efficienza negli interventi immediati post-evento, come si dimostrò in occasione dell’alluvione del Piemonte del 1994 e della Versilia del 1996.

Oggi questa metodologia è ancora utilizzata nella pianificazione dei soccorsi; i concetti che ne informano l’attività sono oggetto di analisi e di tentativi di rinnovamento e la metodologia non risulta essere stata sostituita da altre.

I risultati ottenuti in Italia sono ben visibili, in quanto la documentazione sulle varie tipologie di rischio è completa ed è disponibile presso gli Enti pubblici, consentendo un’informazione preziosa e puntuale sulle aree da sottoporre ad attenzione.

Si osserva però che anche in Italia non abbiamo ancora una struttura che decide dove e quando intervenire per prevenire gli eventi catastrofici.

La crisi suscitata da eventi come quello di Brumadinho fa quindi pensare che resta da compiere un passo decisivo: il varo di una struttura che regoli la scelta degli interventi, la loro tempistica e i finanziamenti da dedicare alle opere necessarie alla prevenzione o al risanamento.

Non risulta un compito facile, anche perchè essa comporta una revisione delle normative sui controlli da parte degli Enti, alquanto variabile secondo la tipologia del rischio da affrontare; tuttavia la necessità di una centrale operativa che decida tempi e modi degli interventi, preferibilmente ben prima che i disastri avvengano, appare irreversibile.