IL PFBS TRA LE SOSTANZE ESTREMAMANTE PREOCCUPANTI PER SALUTE UMANA E AMBIENTE

Il 16 gennaio 2020, l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha incluso l’acido Perfluorobutano solfonico (PFBS) e i suoi sali nell’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti per la salute umana e per l’ambiente (SVHC – Substances of Very High Concern) candidate all’autorizzazione nell’ambito del Regolamento REACH.

Il PFBS e i suoi sali sono stati inseriti nell’elenco per via della combinazione di alcune loro proprietà intrinseche per le quali vi sono evidenze scientifiche di probabili e gravi effetti sulla salute umana e sull’ambiente, dando origine a un livello di preoccupazione equivalente a quello delle cancerogene, mutagene e reprotossiche (CMR), persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) e molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB).  Tali sostanze sono infatti caratterizzate da elevata persistenza nell’ambiente, notevole mobilità nelle acque e nei suoli, così come la difficoltà della loro rimozione dalle matrici ambientali, oltre che risultare moderatamente bioaccumulabili nell’organismo umano.

L’acido ed i suoi sali sono per lo più usati come catalizzatori, additivi e reagenti nella produzione di polimeri e in sintesi chimiche, o come ritardanti di fiamma nei policarbonati (per dispositivi elettronici). Sono sostanze che fanno parte della famiglia racchiusa nell’acronimo PFAS, che comprende i composti poly e per – fluoroalchilici che includono oltre 4700 sostanze diverse. Gli usi di queste sostanze sono in effetti moltissimi, a titolo di esempio si riporta un elenco esemplificativo dei principali impieghi noti:

  • Tensioattivi
  • Sostanze chimiche di sintesi
  • Prodotti elettronici
  • Cosmetici
  • Impregnanti per tessuti/pellame
  • Farmaci/fitofarmaci/biocidi
  • Materie prime di vernici/adesivi
  • Impregnanti per carta
  • Schiume antincendio

È quindi evidente che un uso così diffuso di queste sostanze implica anche l’esistenza di molteplici sorgenti di immissione delle stesse nell’ambiente, anche in questo caso a titolo di esempio si riportano le principali fonti note:

  • Siti di produzione di PFAS
  • Siti di produzione di polimeri fluorurati
  • Depuratori industriali (uso in attività produttive)
  • Depuratori urbani (lavaggio di tessuti impregnati…)
  • Smaltimento rifiuti (percolati di discarica)
  • Incendi e siti di addestramento antincendio

Tra le varie sostanze facenti parte della categoria dei PFAS quelle che determinano il maggiore rischio dal punto di vista ambientale e sanitario sono i PFAS-acidi (PFOA, PFBA, PFBS, PFPeA, PFHxA, ..), una volta dispersi nell’ambiente essi si accumulano sia nelle specie vegetali sia in quelle animali e possono quindi poi essere ingerite e accumulate anche dall’organismo umano tramite i percorsi legati al consumo di acqua potabile, prodotti ittici e prodotti vegetali.

Il rischio per l’ambiente connesso all’immissione dei PFAS acidi è dato dalle caratteristiche di queste sostanze che si denotano per una elevata persistenza e una propagazione rapida nelle acque sotterranee. Lungo i percorsi di migrazione queste sostanze trovano infine un bacino di accumulo nelle acque marine.

Per quanto riguarda gli animali è stato riscontrato il bioaccumulo di queste sostanze nel sangue, nel fegato e in altre parti del corpo e sembrano risultare più soggetti al fenomeno gli animali polmonati (compreso l’uomo). Vi è inoltre l’effetto di biomagnificazione, cioè l’aumento dell’accumulo negli animali predatori che stanno al vertice della catena alimentare.

I vegetali accumulano più facilmente i PFAS a catena lunga nell’apparato radicale, le sostanze a catena corta possono raggiungere anche la parte vegetata e i frutti ma queste sostanze sono maggiormente soggette a dilavamento e trasferimento nelle acque sotterranee, quindi sono meno presenti nei suoli rispetto ai catena lunga.

Per approfondimenti sul tema del PFBS consultare i seguenti link:

https://echa.europa.eu/it/candidate-list-table

https://echa.europa.eu/documents/10162/079c04a0-2464-4168-f132-a22ffb04d910