IMPREVISTO GEOLOGICO: L’IMPORTANZA DELLE INDAGINI PRE-PROGETTUALI

Sul tema dell’imprevedibilità delle condizioni geologiche che si rinvengono nei cantieri (la c.d. “sorpresa geologica”) sono state scritte innumerevoli pagine sia in ambito tecnico che legale, e ancor di più sono state spese energie e risorse economiche per dirimere la questione in termini il più possibile oggettivi. Si constata una concordanza nel ritenere che la sorpresa geologica sussista quando siano state espletate compiutamente le indagini pre-progettuali senza che la probabilità dell’evento risultasse di rilevanza tale da richiedere modifiche significative del progetto.

Da un altro punto di vista è possibile affermare che la variante per eventi imprevisti non deve essere in alcun modo riconducibile all’insufficienza delle indagini progettuali. Se si verifica invece l’evento imprevisto perché attraverso le maglie di indagine e nella letteratura preesistente non è stata colta una peculiarità del sottosuolo, determinante ai fini progettuali, allora può essere in effetti richiamata la c.d. “sorpresa geologica”.

È comunque evidente come la totale imprevedibilità risulti più teorica che reale, dal momento che analisi particolarmente approfondite possono in ogni caso portare a considerare una pur remota possibilità che il sottosuolo nasconda insidie particolari, qualora si usi un’estrema cautela in fase di progettazione.

Dato che il limite tra l’eccessiva cautela e la noncuranza è labile e soggettivo, appare ragionevole ritenere che la c.d. “sorpresa geologica” si configuri quale errore od omissione progettuale qualora, con i normali e ragionevoli mezzi di indagine attesi per ogni fase progettuale, specificità del sottosuolo non siano state adeguatamente considerate in fase progettuale.

L’attenzione si sposta allora sulla necessità di definire “i normali mezzi di indagine e di rilevazione”. Data la vocazione di TETHYS nell’affrontare i temi tramite un approfondito e multidisciplinare approccio tecnico scientifico, che trae origine dalla provenienza universitaria di gran parte della forza lavoro aziendale, e le esperienze maturate in questo campo, possiamo proporre qualche osservazione in merito a questo problema, che è sicuramente centrale.

Riteniamo quindi utile far notare che tra questi “normali mezzi” sia anzitutto da considerare l’attenta analisi della letteratura esistente e dei dati ai quali si può accedere liberamente nei tempi previsti per la redazione del progetto.

Fra i dati da consultare necessariamente compaiono ad esempio quelli ricavabili da prospezioni effettuate in aree poco distanti, in particolare per infrastrutture analoghe, e i modelli concettuali del sottosuolo elaborati dalla letteratura per l’area in oggetto e per quelle circostanti.

Si nota inoltre che solo al termine di questa fase di analisi emergono elementi palesi che inducono a sostanziali dubbi, non accertabili in fase preventiva per l’estensione dell’area o per le difficoltà di accedervi.

È peraltro noto che in questi casi è previsto che sia possibile procedere alla progettazione utilizzando il metodo osservazionale, che consente di apportare varianti in fase di cantiere sulla base di un accurato monitoraggio in corso d’opera; purtroppo, i costi di questo procedimento sono tali che ben raramente una prospezione in corso d’opera risulta praticabile.

Ne risulta che l’elemento fondamentale da garantire è dunque la qualità e l’effettiva rappresentatività delle indagini preventive alla redazione del progetto.

Occorre quindi a nostro avviso concentrare l’attenzione sulla necessità di definire come le indagini pre-progettuali siano da ritenersi idonee. Questo provvedimento deve essere assunto soprattutto perché spesso la sorpresa geologica può portare Stazione Appaltante ed Impresa a logorare i loro rapporti tanto da farli facilmente degenerare, fino ad arrivare a procedimenti legali e, in ultimo, alla rescissione contrattuale, danneggiando sia la collettività (si tratta spesso di appalti pubblici) sia l’impresa, che magari ha pur diligentemente cercato di effettuare il miglior progetto possibile nelle nuove condizioni verificate in sito, differenti rispetto a quelle poste a base di gara e nelle quali suo malgrado si ritrova a lavorare. Nella maggior parte dei casi questo problema si rileva nella fase di progettazione esecutiva o in quella realizzativa delle opere, e avviene in quei casi nei quali nelle prime fasi progettuali (progetto preliminare o definitivo, ad es.) la caratterizzazione del sottosuolo non risulta esauriente (come peraltro previsto dalla norma, che identifica nel Progetto Definitivo il principale momento conoscitivo).

Un suggerimento, che si può avanzare al fine di agevolare la soluzione dei problemi derivanti da eventi inattesi, è che venga demandato alla Stazione Appaltante il compito di identificare in via preliminare un codice che definisca in fase di appalto, con la migliore precisione possibile, quali siano i “normali” mezzi di rilevazione, da compiere doverosamente per evitare che il progetto incontri nella fase esecutiva “vizi del suolo” che si possano configurare come una sorpresa geologica.

In tal modo può risultare agevolato il compito dei progettisti della fase esecutiva, e soprattutto ridotto il rischio di contenzioso legale; riteniamo quanto mai utile un approfondimento di questa proposta e una sua valutazione da parte dei tecnici e dei legali.